16 febbraio 2005 – 16 febbraio 2011. L’anniversario del Protocollo di Kyoto

di Edo Ronchi

La media delle emissioni dell’ultimo triennio 2009-2011 è in linea con l’obiettivo di Kyoto per l’Italia. Includendo nella media anche il valore, ancora alto, del 2008 e una previsione del 2012, arriviamo a livelli di non molto superiori alla media prevista dal nostro obbiettivo 2008-2012 di Kyoto.

Il 2012 è anche l’ultimo anno del periodo di verifica del Protocollo di Kyoto che prevede un obiettivo di riduzione assegnato, del meno 6,5%, da raggiungere come media delle emissioni del 2008-2012, rispetto a quelle del 1990.

E’ pur vero che, in particolare dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di uscire dal Protocollo e dato che la Cina, non coinvolta in impegni di riduzione delle emissioni da Kyoto, ha accresciuto enormemente le proprie emissioni diventando il principale emettitore mondiale, l’efficacia globale del Protocollo è stata molto ridimensionata. Resta comunque l’impegno europeo a rispettare questo accordo internazionale recependolo negli obiettivi, soggetti a verifica, del 2020 e l’importanza della riduzione delle emissioni di gas serra a fronte di una crisi climatica evidente e sempre più grave.

 

L’Italia ce la farà a rispettare il suo obiettivo per Kyoto?

Con precisione lo sapremo con le prime stime del 2013, e più precisamente nel 2014, quando disporremo dei dati ufficiali definitivi che purtroppo arrivano con un ritardo medio di oltre un anno. Siamo però in grado di individuare il trend in atto, con dati consolidati fino al 2010, con alcune considerazioni, ma ancora senza dati consolidati, anche per il 2011. Nel 2010 l’effetto rimbalzo (rebound effect) dopo la picchiata della crisi del 2009 ha fatto salire anche le emissioni di gas serra, da 491,7 del 2009 a 502,6 del 2010, con un +2,2%, ma l’aumento comunque è stato moderato.

La domanda di energia elettrica, a differenza dei consumi energetici finali, tradizionalmente non mostra segni apprezzabili di disaccoppiamento rispetto alla dinamica del PIL. Anzi, tra il 1990 e il 2005 la richiesta di elettricità è cresciuta decisamente più del PIL, con un tasso medio annuo del 2,3%, contro l’1,4% del PIL. Tuttavia, negli ultimi anni questa tendenza è andata riducendosi: a partire dal 2003, si osserva una certa stabilizzazione dell’intensità elettrica del PIL, attorno a 260- 270 kWh ogni 1.000 euro di PIL. La domanda elettrica ha continuato a seguire il PIL, in aumento fino al 2007, per poi contrarsi in modo più o meno proporzionale (2008-2009 -5,8% contro il -6,1% nel PIL).

Nel 2010, invece, la domanda di elettricità è tornata a cresce più del PIL producendo un leggero peggioramento dei valori di intensità, anche se le emissioni hanno positivamente risentito della buona crescita delle rinnovabili. La media delle emissioni dell’Italia nel periodo 2008-2012 per risultare in linea con Kyoto dovrebbe essere di 485,5 milioni di tonnellate di CO2 eq. A seguito degli Accordi di Marrakech, ai fini del conseguimento del target di riduzione delle emissioni, si contabilizzano sia gli assorbimenti derivanti dalle variazioni degli stock di carbonio immagazzinato nei sistemi forestali, sia le riduzioni delle emissioni derivanti da interventi svolti nell’ambito dei meccanismi flessibili di mercato (Emissions Trading, Clean Development Mechanism – CDM, Joint Implementation – JI).

Per l’Italia è fissato un tetto per gli assorbimenti forestali di 10,2 Mt CO2, mentre ad oggi risultano attivate azioni nell’ambito dei meccanismi flessibili per 1,1 Mt CO2 eq. Quindi la media delle emissioni per Kyoto diventa 496,8 Mt CO2 eq. La media registrata nel 2009 e 2010, con 491,7 e 502,6 Mt CO2 eq. per i due anni, porta a circa 497 Mt CO2 eq, ancora in linea quindi con l’obiettivo di Kyoto. Nel 2011 sia i dati, provvisori, sui consumi energetici, sia le flessioni nei consumi dei trasporti e dell’industria nella parte finale dell’anno, sia il significativo incremento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili, portano a stimare una nuova riduzione delle emissioni, anche al di sotto dei livelli del 2010. Secondo il Ministero dello sviluppo economico tra il 2010 e il 2011 i consumi di gas sono diminuiti di oltre 5 miliardi di mc (-6,5%) e quelli dei prodotti petroliferi per usi energetico di quasi 2 milioni di tonnellate (-2,5%): pur nell’incognita dei consumi di carbone, per i quali a oggi non si dispone di indicazioni affidabili ma che verosimilmente non dovrebbero essere cresciuti molto (la produzione termoelettrica complessiva è addirittura calata secondo le prime stime di Terna), nel 2011 le emissioni italiane di gas serra dovrebbero attestarsi tra 485-490 Mt di CO2 eq.

I dati dei trend in atto indicano quindi una tendenza, almeno per 3 anni sui cinque della verifica (escluso quindi solo il 2008, anno con emissioni ancora alte), quelli compresi fra il 2009 e il 2011, ad un livello di emissioni dell’Italia in linea con il suo obiettivo per il Protocollo di Kyoto. Non è da escludere che una più consistente riduzione delle emissioni che risultasse dal consuntivo finale del 2011 e un proseguimento della riduzione anche nel 2012, possano consentire di assorbire anche l’aumento del 2008 . In ogni caso, anche con una stima prudenziale dei trend in atto e tenendo conto degli assorbimenti, lo scostamento dalla media- obiettivo dei cinque anni, sarebbe limitato e con un costo non eccessivo anche se si dovesse decidere di compensarlo con il ricorso ai meccanismi flessibili. Sarà comunque la verifica dell’obiettivo al 2020 che assorbirà, come previsto a livello europeo, anche l’obiettivo e la verifica di Kyoto. Si tenga comunque presente che l’impegno di riduzione delle emissioni previsto dal Protocollo di Kyoto , contrariamente a quanto sostenuto da alcuni critici , era limitato e non troppo ambizioso anche per l’Italia.

Non sarà quindi affatto sufficiente rispettarlo: per il 2020 dobbiamo affrontare obiettivi, europei, del pacchetto 20-20-20 più impegnativi, che, per le emissioni potrebbero essere anche aumentati al 30%. Se teniamo presente questo quadro, e quello più a lungo termine dal 2030 al 2050, i trend attuali dell’Italia, benché in linea con Kyoto, vanno rivisti con politiche e misure ben più impegnative, ben oltre quel Protocollo.

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

 

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